“A proposito di Marta”, il primo romanzo di Elisabetta Berselli

Esce oggi, 7 maggio, A proposito di Marta, il primo romanzo della genovese Elisabetta Berselli. Una storia di violenza famigliare, fisica e psicologica, ma anche, e soprattutto, una storia ricca di forza, che dona coraggio e speranza.

Marta Risi vive a Genova con il marito Luigi, agente della Polizia di Stato, e le figlie Adele e Azzurra. Ha un grande amore e un grande talento per la pittura e dopo anni in cui si è dedicata esclusivamente alla famiglia, può finalmente esaudire il suo desiderio di insegnare e trasmettere la sua passione ai ragazzi. Luigi, però, è un uomo irrisolto e spesso aggressivo, che sfoga in famiglia la sua insoddisfazione e angoscia e fa pesare alla moglie ogni imperfezione e ogni gesto. Tra le vie della città Marta incontra Domenico, anch’egli sposato e con una bambina piccola, e il suo negozio di articoli per il disegno e la pittura. L’intesa tra i due appare immediatamente forte e limpida. Domenico rappresenta tutto quello che il suo matrimonio le ha negato: coinvolgimento, comprensione, stesso sguardo sulla vita, complicità. Ma quale sarà il prezzo da pagare per tutto questo?

Elisabetta, parlaci di te.

Chi sono… cosa mi definisce?
Partiamo dalle certezze: sono una madre, parte della mia quotidianità e parte del mio cuore sono impegnate nel dedicarmi ai miei quattro figli, a cui dico sempre che la migliore fra le madri è quella che diventa inutile; mi ricordo ancora quando, sedicenne, mi presentai di fronte a mia madre che lavava i piatti e le declamai Gibran: “I figli non sono figli vostri… non vi appartengono”; ecco, io cerco di crescerli così: sicuri del mio amore, ma liberi di andare lontano. Sono un’insegnante appassionata: ai miei alunni, certo, insegno, ma imparo quotidianamente dalla loro umanità; essere una docente significa modulare il metodo di trasmissione delle proprie conoscenze in relazione alle persone che ci si trova davanti, è un rapporto reciproco e stimolante. Sono una scrittrice? Questa per me non è ancora una certezza. Questa avventura è soltanto all’inizio e A proposito di Marta si affaccia al mondo come una “foglia appena nata”, parafrasando, con umiltà e rispetto, il buon Ungaretti, che, parlando di speranze ben più importanti, ci donò questa splendida metafora. Certo è che ho sempre scritto e che attraverso la poesia e la narrazione passa tutta la mia vita interiore che, nella creazione dei personaggi, nella costruzione di una trama, si trasforma e si libera al mondo diventando, mi auguro, uno spaccato in cui si possono riconoscere in molti.

Cos’è per te la scrittura?

Scrivere serve per mettere ordine, talvolta per trasformare il dolore in bellezza, talvolta per non perdere alcune rapide sensazioni che mi attraversano e m’incantano. Se dovessi usare una similitudine, direi che l’esercizio di scrittura per me assomiglia un po’ a questa compulsione alla fotografia che ci ha preso dall’inizio dell’era digitale: è quel bisogno di trattenere e documentare, di non lasciare andare tutta la bellezza che ci circonda e di condividerla. Ogni volta che il mio sguardo interiore si sofferma su un fatto, una sensazione, un dato della natura, lo catturo su un taccuino e lo rielaboro. Curo con costanza la mia pagina Facebook “I Racconti di Virginia“ ad esempio, una sorta di diario letterario dell’epoca contemporanea.

Affronti temi importanti in questo tuo libro. Quali?

Innanzitutto la violenza famigliare. Sono sempre stata molto sensibile a questo tema, mi colpiscono il silenzio, la solitudine e il senso di vergogna con cui le donne vittime di maltrattamenti convivono. Ho deciso di scrivere questa storia per loro, vorrei che la mia Marta le prendesse per mano e le tirasse fuori dalle mura domestiche dove nascondono il loro dolore. Ma non meno importante è l’amore, con tutte le forme che sa assumere, anche se su questo mi piacerebbe mantenere un po’ di mistero, lasciando il lettore libero di scoprire pagina dopo pagina.

Marta, Luigi e Domenico. Chi sono e cosa rappresentano?

Sono personaggi di una storia italiana, un’insegnante, un poliziotto, un commerciante, individui radicati in una quotidianità che appartiene un po’ a tutti. Portano addosso il senso di precarietà che molti quarantenni di oggi manifestano: il nuovo assetto che in una coppia richiede la nascita di un figlio, una sistemazione lavorativa che si è rivelata non coincidere con le aspettative dei vent’anni. Vacillano nel sostenere le scelte che hanno fatto in passato e la direzione della loro esistenza è a un bivio. Sono, di certo, tutti e tre i responsabili della strada che prenderanno.

Cos’è l’amore, nelle sue mille sfaccettature?

A volte, quando si legge che un romanzo parla d’amore, ci si aspetta una storia limpida, di quelle che fanno sognare. Ma l’amore, quello vero, non è fatto di miliardari che sfidano le vertigini su una scala antincendio per andare a salvare la prostituta di cui si sono perdutamente innamorati. Abbiamo bisogno anche di quello, certo, ma la mia è una storia che sa di realtà e l’amore, quello che appartiene alla vita, è fatto di lotte e sconfitte, di scelte che comportano delle rinunce, di condivisioni così profonde a livello emotivo da fare impallidire. E poi l’amore non è soltanto quello fra individui, fra figli e genitori, l’amore, in A proposito di Marta, è anche quello per tutte quelle passioni che rendono umani, soprattutto, forse, per la musica. Questa storia ha una colonna sonora, ci sono momenti in cui le canzoni parlano per i miei personaggi. Questo elemento è talmente significativo e caratterizzante che nell’ e-book l’editrice ha voluto introdurre il link al video della canzone citata, in modo che il lettore possa vivere l’esperienza insieme ai protagonisti.

C’è una frase che più delle altre sintetizza il fulcro di A proposito di Marta?

Più che una frase penso a un’immagine: Marta e Domenico, nelle loro conversazioni, si ritrovano più di una volta a riflettere sul fatto che, nonostante siano lontani, vivono le stesse emozioni sotto uno stesso cielo. Ho pensato a lungo ai concetti di vicinanza e lontananza e sono convinta che si tratti prevalentemente di stati emotivi. La solitudine di Marta è talvolta lancinante, pur convivendo con Luigi, mentre la distanza fra lei e Domenico si dissolve in un attimo, anche solo attraverso un messaggio, creando echi interiori che nutrono e curano. Internet ha senza dubbio rivoluzionato il modo di comunicare e i miei personaggi vivono parte della loro esistenza anche attraverso l’uso dei social.

Cosa vorresti che rimanesse ai lettori della storia di Marta?

Mi piacerebbe che si sentissero vicini ai protagonisti, che chiudessero il libro con quel senso di vuoto che ogni lettore prova quando i personaggi di una storia sono entrati a far parte della sua vita. Sappiamo tutti cosa si prova quando ci si appassiona… Ecco, vorrei che gli rimanesse quel vuoto che ti fa dire: “Che storia!”. Poi, quanto all’aggettivo da aggiungere a “storia”, ognuno avrebbe il suo. Ed è questa la magia della letteratura.

Intervista a cura di Annalisa Panesi

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