Piera Angeloni e il suo “Genio” tornano a percorrere le strade di Ripamarina

È disponibile da oggi, 8 giugno, il nuovo libro di Piera Angeloni, Unico indizio: un talento d’oro, il terzo della serie “I Gialli del Golfo” (dopo Genio indaga e La farfalla azzurra), il primo pubblicato con Panesi Edizioni.

Un’oscura maledizione che, attraverso i secoli, continua a mietere vittime. Un viaggio avvincente nel corso della Storia, tra Cartagine, la Repubblica di Genova e Ripamarina, una piccola cittadina incastonata nel Golfo del Tigullio degli anni ‘60. Genio, vigile urbano per mestiere e investigatore per amicizia, dovrà risolvere un misterioso delitto partendo da un unico indizio: un talento d’oro.

Chi è Piera Angeloni?

La prima parte della mia vita l’ho trascorsa con i miei genitori, come tutti i bambini amati e fortunati. Dopo il matrimonio ho continuato a prendermi cura di tutti i miei cari, senza abbandonare la mia famiglia d’origine. Qualcuno mi definisce una creativa. Mi piacciono le classiche attività femminili, oggi accantonate per dedicarmi alla scrittura. Tempo addietro, per un’emittente televisiva locale, ho preparato e presentato un programma intitolato “Pianeta donna”, spazio in cui venivano trattati i più disparati temi. Tra le righe dei miei romanzi traspare una parte del mio carattere; ogni autore regala ai suoi personaggi una serie infinita di sentimenti, emozioni e impulsi che li spingono all’azione.

Dai tuoi libri emerge un forte legame con la tua terra. Ѐ così profondo?

La Liguria è le mia terra, il mio mondo, ma credo che questo valga per ciascuno di noi, liguri o no. Le mie radici, antiche di generazioni, sono profondamente attaccate a questo arco affacciato sul mare, fragile e travagliato, meraviglioso e spesso dimenticato. Mi piacerebbe che se ne parlasse di più, ma come tutti i liguri sono gelosa dei tesori che nasconde il “paese”, e spendere a piene mani tanta beltà potrebbe essere eccessivo? Non lo so. Quel che è certo, è che i nostri panorami non sfigurano nel mostrare angoli incantati, preziosi come gemme.

Che cos’è per te la scrittura?

È un altro modo per esprimere la mia creatività. È il piacere che provo nel dare vita a personaggi che oggi non esistono più e si possono scorgere solo in certe sfaccettature difficili da individuare se non se ne conosce l’origine. È comunicare, emozionare e scoprire dove ti porta un foglio bianco. E si fa per dire, perché è il computer che accoglie e raccoglie le mie trame, ma è comunque uno spazio da riempire.

Questa è la terza storia che ha come protagonista il vigile urbano Eugenio Bisso. Come nasce Unico indizio: un talento d’oro?

Avvertivo l’esigenza di cimentarmi in un contesto storico, per me inusuale. E quando affermo che era una necessità, è la verità. In quel momento non avrei potuto scrivere nient’altro, perché il romanzo era già lì, dentro di me. Immergersi in un’avventura che attraversa tanti secoli non è uno scherzo, ma sono persuasa che a parte scoperte, invenzioni e migliorie varie che hanno contribuito a rendere la vita moderna piacevole e confortevole, nel suo intimo l’uomo viva sempre le stesse emozioni, buone o cattive che siano. Vivere nel 152 a.C. e dover affrontare un lungo viaggio non doveva essere facile, così come nel 1542 d.C. Prospettandosi un cambiamento radicale, entrambi i protagonisti dovevano provare timore, proprio come noi viviamo le nostre paure oggi.

Raccontaci un po’ di Genio e delle sue avventure precedenti.

Genio nasce da un periodo di insoddisfazione per i libri che stavo leggendo. Ricordo una notte in cui il sonno era ancora lontano, la mente vagava su una domanda oziosa: se dovessi scrivere una storia, che tipo di romanzo scriverei? La risposta per me è una sola: un giallo. Così il mio vigile urbano scopre un cadavere sulla riva del mare in un mattino di giugno. Da quel momento Genio indaga, quasi per caso, e dentro di me prende vita la trama del romanzo successivo. Nella seconda avventura, La farfalla azzurra, è sua moglie Nitta la prima a sapere che a breve qualcuno ucciderà. Sarà l’ambiente elegante dei caffè che si affacciano sulla passeggiata a mare a fare da cornice ideale per la nuova avventura.

Questo libro ha soprattutto dei solidi riferimenti storici e geografici: dalla Cartagine del post guerre puniche all’isoletta di Tabarca, fino alla Liguria dei giorni nostri. Quali e perché hai scelto proprio questi?

Volevo scrivere un romanzo storico. Tutto ha preso consistenza quando mi è capitato un libro che narrava la vita dei Liguri sull’isola di Tabarca e i motivi per i quali erano presenti. Ho scoperto così un mondo per me sconosciuto. Cartagine era il punto di partenza adatto a un tesoro in talenti e più avanti nel tempo Tabarca si rivelerà il porto successivo da cui partire per procedere nell’avventura.

Ogni storia racchiude in sé un significato, un messaggio. Cos’è che questo tuo libro vuole trasmettere ai lettori?

Mi sembra evidente che l’avidità e la cupidigia sono i moventi della storia, sentimenti che spingono l’uomo a compiere ogni tipo di nefandezza. Tuttavia c’è sempre qualcuno che è consapevole del confine sottile che divide il bene dal male e si erge a paladino della legalità per arginare la brama e l’ingordigia umana. Questi non può essere che Eugenio Bisso, che si sforza di far marciare le cose sul binario della correttezza, lo fa come può e come gli è permesso fare.

Incontreremo ancora Genio in futuro?

Ci sono tantissime avventure nel futuro di Genio che aspettano solo di essere pubblicate dalla Panesi Edizioni. Vi attendono misteri e delitti a volontà, senza limiti. Spero saranno apprezzate dal pubblico, se vorrà conoscerci meglio.

Intervista a cura di Annalisa Panesi

Unico indizio: un talento d’oro è disponibile in tutte le librerie online in edizione e-book. Il cartaceo sarà disponibile presso la Libreria Fieschi di Lavagna (Ge) e la Libreria Leggi e Sogna di Sestri Levante (Ge), oltre che su Amazon e alla nostra pagina dedicata.

Buona lettura!

Un tuffo nel mistero con E.C. Cann e “L’inganno del serpente”

Esce oggi, 23 marzo, L’inganno del serpente, il romanzo d’esordio di E.C. Cann.

Isabel è una giovane e ricca giornalista americana con la passione per l’occulto. Un giorno incappa nel mistero del mosaico della Cattedrale di Otranto: esso rappresenta diverse scene tratte dalla cristianità ma contiene allo stesso tempo elementi della tradizione orientale: i chakra. Grazie al contatto con un professore italiano, arriva ad Otranto, accompagnata dal fidanzato Steve, stretto collaboratore del padre. Dopo l’incontro con il professore, tutto sembra crollare: qualcuno vuole metterlo a tacere nascondendo il grande segreto del mosaico e Steve viene rapito. Una Isabel sconvolta inizia un percorso verso la verità con l’aiuto di Matteo, un impiegato del Centro Turistico della cittadina pugliese, e due agenti dell’FBI in incognito. Tra filastrocche e chakra, toccando i principali luoghi turistici della città e dei dintorni, man mano emergono nuovi elementi. La figura del serpente, vista negativamente dalla sola religione cristiana, è in realtà molto di più. In contemporanea, un nuovo virus letale si sta spargendo per la piccola cittadina, rendendo la ricerca ancora più difficoltosa. C’è una strana organizzazione, la Snaken, dietro la diffusione del virus? Chi ha rapito Steve? Cosa c’entra il padre di Isabel con il virus? Cosa nasconde il mosaico della Cattedrale?
Tra domande incalzanti e colpi di scena, E.C. Cann ci trasporta in un lungo viaggio alla scoperta di misteri nascosti e verità difficili da accettare, dove niente è come sembra e nessuno è immune da segreti.

Conosciamo meglio l’autore e il libro!

Chi è E.C. Cann, scrittore e lettore?

Ecco! Mi aspettavo questa domanda e un po’, devo ammetterlo, la temevo. Dico la temevo perché a differenza di molti altri autori mi sento uno scrittore un po’ atipico. In moltissimi sentono questa vocazione, questa chiamata alla scrittura già da piccoli, e raccontano di aver scritto storielle e racconti diffusi tra i parenti. Per me invece non è stato così. L’unica cosa che scrivevo da piccolo erano pensieri personali di quando in quando. Ma avevo parecchia fantasia, inventavo storie assurde in pochi secondi nella mia testa. Ma restavano appunto lì, dentro la mia mente, inesplorate. Mi sono dedicato a tutt’altro e ho studiato Economia Aziendale, insomma, una cosa molto poco creativa. Ma poi la vita fa il suo corso e ti porta in direzioni insperate. Ho sempre amato leggere e immergermi in storie fantastiche e misteriose. Mi piaceva l’idea di essere sfidata dallo scrittore nello scoprire in anticipo le mosse dei suoi personaggi. La lettura mi appassionava e mi faceva dimenticare i momenti no, permettendomi al contempo di riflettere su temi importanti. Così a un certo punto, quando mi sono ritrovato a chiedermi se la mia vita stesse andando nella giusta direzione si è formata dentro di me la domanda: e se cominciassi a scrivere parlando di ciò che per me è importante e appassionando gli altri lettori a mia volta? Così è nato E.C. Cann. Da allora non ho mai smesso di scrivere e vedo nella scrittura uno strumento potente, quasi una sacra medicina. Da quando scrivo sento di aver dato un senso più profondo alla mia vita.

Cosa rappresenta per te la scrittura?

Direi che in parte ho già risposto sopra. Per me la scrittura è un mezzo per parlare di ciò che mi sta a cuore e per raccontare le mie idee sulla vita e sul mondo. Con il mio romanzo spero di divertire il pubblico, appassionarlo e far dimenticare per un attimo qualsiasi problema al di fuori delle pagine scritte. Do alla scrittura un grande valore in quanto credo che ogni scritto permetta al lettore di aprire la mente e viaggiare verso nuove dimensioni. Insomma, la persona che finisce il libro non è più quella che lo ha iniziato! Io stesso mi sono sentito migliorato da ogni libro letto. A volte basta un piccolo dettaglio, una frase che ricorderai per sempre, per cambiarti.
Per quel che riguarda lo scrivere invece, trovo mi dia una grande sensazione di pace. Spesso è come se le mie dita iniziassero ad andare da sole e i personaggi delle mie storie a prendere vita al di là del mio controllo. Quando alla fine ritrovo dei personaggi ‘reali’, quasi mi chiedo come siano stati creati. È come se fossero sempre esistiti e io li abbia semplicemente tirati fuori. È un processo magico questo. 

Come nasce L’inganno del serpente?

L’inganno del serpente nasce dal mio desiderio di mettere nero su bianco il mio amore per l’esoterismo e la simbologia. Ho sentito dentro di me questa spinta a ribaltare visioni della vita socialmente accettate ma non più funzionanti per mostrare punti di vista diversi sulla religione e la spiritualità. Ma non volevo farlo tramite un noioso trattato, bensì appassionando e catturando l’attenzione del lettore con una storia avvincente e ricca di colpi di scena. In fondo, cosa c’è di meglio del divertimento per far riflettere e imparare qualcosa di nuovo?

Hai parlato di religione e spiritualità; ti consideri una persona religiosa? Spirituale?

Spirituale sì, religioso non molto. Sono una di quelle persone che da tempo ha iniziato a vedere nelle interpretazioni dei dogmi più dei limiti che delle opportunità. Credo fortemente che l’uomo sia molto più di quanto sia stato portato a credere da millenni e quest’idea mi ha spinto, tra le altre, a scrivere questa storia… e spero tutte le altre. La spiritualità invece è diversa dalla religione, offre una visione più ampia, dona forza e libertà.

Passiamo al personaggio principale. Isabel è una donna all’apparenza fragile, ma che scopre di avere una forza immensa dentro di sé. Parlaci un po’ di lei.

Isabel è un personaggio che racchiude in qualche modo le caratteristiche di molte donne: da una parte troviamo la forza, la caparbietà e il bisogno di dimostrare qualcosa a se stessa; dall’altra il dolore e le insicurezze date da un passato difficile e da relazioni sterili. Nel crearla mi sono rifatto in parte a persone reali, amiche care e conoscenti che mi hanno ispirato grazie alle loro storie e al loro vissuto. A ben pensarci, in quanti posso vantare un passato davvero esclusivamente felice? Ogni ferita, ogni dolore lascia dentro di noi una cicatrice che ci porta a plasmarci in una determinata maniera, piuttosto che in un’altra. Anche per Isabel è stato così: non sarebbe stata la stessa senza i suoi traumi, le bugie del passato e le sue mancanze. Ma proprio questi le hanno dato la forza di ricercare la verità a ogni costo.

L’inganno del serpente ha anche dei solidi riferimenti storici e geografici. Quali e perché li hai scelti?

La storia si sviluppa essenzialmente nella Otranto dei giorni nostri, sebbene una piccola parte della storia si svolga a New York. La scelta del luogo è stata un segno del destino: amo la Puglia e sono molto legato ad essa da diversi anni. Ho più volte visitato la Cattedrale di Otranto e il suo bellissimo e misterioso mosaico. È stato per caso che ho letto degli articoli sulla sua simbologia e sui possibili significati nascosti. Da lì ho iniziato le mie ricerche che sono durate più di un anno e che mi hanno condotto verso ipotesi così affascinanti e vicine al mio sentire da dover essere condivise. I ritorni al passato sono stati quasi un obbligo (seppur un obbligo piacevole!): sentivo dentro di me il bisogno di narrare le vicende di Pantaleone, l’eclettico monaco creatore del Mosaico. L’aggiunta degli elementi statunitensi invece va oltre il desiderio di dare al romanzo un tocco internazionale, ma serve a mio avviso a donare più credibilità a una parte secondaria del romanzo, centrata sull’azienda farmaceutica Healthy Pharma.

Il tuo è un libro un po’ labirintico, pieno di colpi di scena, di cambi di prospettiva. Qual è stata la difficoltà maggiore che hai trovato nel tessere una trama così ricca?

Eh sì, è stato un romanzo a tratti difficile da gestire. La parte più complessa è stata il rimettere insieme tutti i fili della storia e chiudere tutte le domande aperte. Se si pensa che ho aperto domande fino a poche decine di pagine dalla fine della storia, si può ben capire quanto sia stato complesso far tornare tutto al proprio posto. Un altro aspetto impegnativo ma appassionante ha riguardato il raccontare senza dire troppo, portando il lettore a percepire e immaginare fatti e situazioni non detti del tutto per poter mantenere il mistero fino alla fine. Non so se sono davvero riuscito nello scopo: solo i lettori potranno confermare!

Hai altri progetti in cantiere?

Sì, non mi fermo mai. Da più di un anno sono alle prese con il mio nuovo romanzo. Il mistero rimane l’elemento centrale, così come porterò con me il mio caro personaggio principale, Isabel. La storia però sarà completamente diversa, più basata sulla vita di tutti i giorni, forse. Ma non voglio dire di più. Preferisco mantenere il segreto.

L’inganno del serpente è disponibile da oggi in tutti gli store online in edizione digitale.

Un ringraziamento speciale a Tatiana S. Meloni per l’editing di copertina.

Intervista a cura di Annalisa Panesi

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