Intervista ad Aldo Boraschi

Concetta Padula intervista Aldo Boraschi, autore di La voce del geco.

I protagonisti della storia si distinguono sempre perché danno forti emozioni, sembra che acquistino vita  e carattere man mano che la penna del Boraschi fa prendere forma alla storia, la fa evolvere e poi concludere. I personaggi del romanzo instillano una grande impronta emotiva e formativa nel cuore dei lettori, lasciando spazio ad un messaggio interpretativo libero e, perché no, anche soggettivo.

Ne La voce del geco lei ha saputo coniugare l’amore per le scienze, l’antropologia e la letteratura, descrivendoci con disarmante semplicità e schiettezza una grande e profonda storia d’amore, quella tra Giusto e Raimonda. Secondo lei, il “salto” che compie Giusto è un balzo verso il vuoto o verso qualcosa di più grande? E se sì, verso cosa?

La meraviglia di un libro è quella che ognuno di noi lettori può immaginare un finale. Questa catarsi tra libro e lettore è più marcata in alcuni romanzi. Penso che La voce del geco sia uno di quelli. Posso dirle quello che penso io, del finale.

Parto da lontano, se ha pazienza di seguirmi.

Appena uscito il libro, una giornalista di un quotidiano genovese mi chiama e mi dice che ha trovato molte similitudini con il Barone Rampante di Italo Calvino. Per non confessare la mia ignoranza, le ho dato ragione. Non avevo ancora letto il libro di Calvino; l’avevo negli scaffali (mi sono accorto, poi, di averne due copie in due differenti edizioni) ma non avevo ancora trovato il tempo per leggerlo. L’ ho letto e ho trovato una differenza sostanziale. Per Cosimo (protagonista del Barone Rampante)  quella di salire sugli alberi  e non scenderne più è stata una scelta. Per il mio Giusto (mi scusi il pronome possessivo, ma tutti i personaggi che escono dalla mia penna fanno parte integrante di me) quel tetto era l’unica opzione a sua disposizione per vivere. Tutto questo per dirle che non riuscivo a vedere un futuro per Giusto al di sotto di quel tetto. Come non riuscivo ad immaginare Giusto invecchiare su quelle tegole. Lei mi chiede se cercava qualcosa di più grande? Beh, io penso di sì. Poi ognuno di noi darà un nome a quel “qualcosa di più grande”.

In genere, è sempre la donna nella vita e nei romanzi ad assumere il ruolo del personaggio “ideale”, sognatrice, un po’ romantica, l’uomo è più concreto, pratico, razionale, mentre nel suo romanzo si capovolgono le parti. Perché, se c’è un motivo, ha voluto modificare questi cliché letterari?

Lei pensa che il personaggio romantico sia Giusto? Io vedo Raimonda in quelle vesti, tanto che alla fine non si rassegna alla morte di Giusto e lo va cercando per tutti i tetti del mondo, lo accarezza nel vento, lo sente nella pioggia. Romanticismo allo stato puro.

Giusto è circondato da “strani personaggi”, soli ed emarginati. Gli “ultimi” nel suo romanzo affrontano in modo diverso la solitudine, come? Tra Giusto e Raimonda, chi tra i due è più solo, e perché?

Giusto ha creato un suo micro mondo su quel tetto. Potremmo dire che si tratta  di un’unione di solitudini che, alla fine, si è dimostrata  tanto perfetta quanto fragile. Uscito di scena Giusto, tutto è andato in mille pezzi.

Lungo tutto il prosieguo del racconto, il cielo e la terra si toccano, si fondono, si confondono oppure continuano ad alternarsi, a contrapporsi, ad evitarsi. Ci chiarisca meglio.

Quante volte abbiamo detto: vorrei essere su un’isola deserta  e non vedere nessuno? Tutti, almeno una volta nella vita, lo hanno pensato. Nella Voce de geco  non c’è né cielo né terra. C’è un concetto di non contaminazione con il mondo, di non appartenenza. È quello stare “sopra” che affascina in questo libro. È quella distanza minima con il cielo, con Dio, che accomuna il lettore con le pagine.

Senza svelare il finale, qual è il vero messaggio che ha voluto lanciare in modo diretto al suo pubblico di lettori? E quello indiretto?

La voce del geco è un libro aperto. Il messaggio, la chiave di lettura, è da ricercarsi in ognuno di noi.

Grazie a Concetta Padula per questa intervista e ad Aldo per le sue risposte attente.

Il Cavaliere di Bronzo è di nuovo tra noi!

A tre anni dalla sua prima avventura, l’eroe creato da Lorenzo Ruggeri e i suoi sette fratelli sono di nuovo in mezzo a noi.

Esce il 27 aprile Il Cavaliere di Bronzo e la Tomba Dimenticata, una nuova avventura del Cavaliere di Elvissa.

Una volta abbattuta la Torre Nera, una volta eliminato il male dal regno di Aul, Elvissa e il suo popolo credono di aver ritrovato finalmente la pace, ma si sbagliano. Il Gran Sultano del Myar, primo consigliere dell’Imperatrice, ne è certo: gli Annak sono alle porte. Un popolo subdolo, bellicoso, da sempre nemico di Elvissa e dei Cavalieri è alla ricerca della Tomba Dimenticata e del tremendo potere nascosto al suo interno. Un solo eroe può fermarli, un solo Cavaliere ne è in grado e noi conosciamo il suo nome: lui è il Cavaliere di Bronzo. E così, con l’aiuto del Cavaliere d’Argento e con il sostegno di un nuovo grande potere, il nostro saggio eroe si rimette in viaggio; un viaggio all’insegna dell’amicizia e della tolleranza, dove nulla è scontato, nemmeno l’odio più grande.

Lorenzo, ritorni ai tuo lettori con una nuova avventura del Cavaliere di Bronzo. Com’è stato tornare a scrivere?

Tornare a scrivere è sempre un piacere, è un po’ come ritrovare un vecchio amico, diciamo, qualcuno che non vorresti mai e poi mai perdere di vista; il Cavaliere di Bronzo ormai fa parte di me e quando rimetto piede nel suo mondo, quando torno a Elvissa, non posso fare altro che sentirmi a casa.

Dopo l’uscita del primo libro tanti sono stati gli incontri con i lettori, soprattutto più giovani. Come ti sei sentito?

Può sembrare banale, e forse per alcuni lo è, ma incontrare così tanti ragazzi appassionati della mia storia mi ha fatto felice; bambini, bambine, tutti entusiasti nel darmi consigli e nel farmi domande… è stato così strano, così nuovo e allo stesso tempo così bello. Penso che il contatto con i lettori sia il vero premio, ciò a cui uno scrittore ambisce veramente; sapere che c’è qualcuno là fuori nel mondo, qualcuno capace di comprenderti per davvero, genera un’emozione che non si può descrivere. 

Quali sono le difficoltà che hai trovato ad affrontare questo nuovo episodio?

Trovare nuovi personaggi, nuove idee, qualcosa di oggettivamente originale, ma soprattutto: avere un messaggio forte da condividere con il lettore. Tutta la saga del Cavaliere di Bronzo si basa su questo semplice concetto: crescere, imparare, divertirsi. Non avrei mai accettato di dare vita a una nuova storia se non avessi avuto qualcosa da insegnare.

Cosa rappresenta il viaggio verso la Tomba Dimenticata?

Un viaggio nel presente, nei giorni nostri, per quanto possa sembrare assurdo; i nostri eroi difatti dovranno affrontare un nemico da sempre al fianco dell’uomo, fantasia o realtà che sia, qualcosa con cui, purtroppo, dovremo sempre fare i conti: l’odio per il diverso e per tutto ciò che non riusciamo a comprendere.

Possiamo aspettarci una terza avventura per il Cavaliere di Bronzo e i suoi fratelli?

Sicuramente sì, al momento sono impegnato in nuovo progetto, ma i Cavalieri di Elvissa hanno ancora molto da dire; senza fare troppi spoiler, diciamo che ho intenzione di accogliere alcuni dei consigli ricevuti dai miei piccoli lettori nel corso di questi anni. Giusto per dirne una: direi che l’Imperatrice dovrà fare spazio a corte, qualcuno sta arrivando, un nuovo Cavaliere forse? Chi lo può dire?

Il Cavaliere di Bronzo e la Tomba Dimenticata da oggi in tutti gli store online, per il momento in edizione digitale.

Link Amazon e Kobo.

Un ringraziamento speciale a Tatiana S. Meloni per l’editing di copertina.

Intervista a cura di Annalisa Panesi

Il ritorno di Zia Jo

Il 28 marzo tornano i racconti dell’amata Louisa May Alcott, con il quarto volume della serie La borsa delle cianfrusaglie di Zia Jo nella traduzione di Giulia Mastrantoni e Annarita Tranfici. Un progetto combinato La bottega dei traduttori-Panesi Edizioni di cui andiamo orgogliosi.

Il quarto volume della serie, divisa in sei tomi, contiene quindici racconti brevi scritti tra il 1872 e il 1882: Le mie ragazze, Nella nebbia londinese, Lo scherzo dei ragazzi… con finale a sorpresa, Boccioli di rose, Nontiscordardimé, Il vecchio Major, L’estate delle ragazze, Due vicini in miniatura, Mr. Twitters, I tre doni di Marjorie, La casa di Patty. Come la trovò, E come la modificò, Autobiografia di una corriera, Tulipani rossi, Un buon compleanno.

Lo potrete trovare in edizione digitale su tutti gli store online (qui i link Amazon e Kobo) e presto anche in edizione cartacea.

Buona lettura!

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